Settembre 2000
Informazioni


Yiddish agg. e s.m. Denominazione della lingua tuttora parlata dai discendenti degli ebrei espulsi dalla Germania nel XIV sec. (È detto anche GIUDEO-TEDESCO.)

Linguistica

Lo yiddish è sostanzialmente un dialetto tedesco (franco) con caratteri arcaici, con molte parole ed espressioni di origine ebraica e aramaica. È parlato dalla maggior parte degli ebrei askenaziti, in Polonia, Lituania, Ungheria, Romania, Russia, numerosi parlanti sono emigrati in America e in Israele. Lingua di cultura ricca ed espressiva, lo yiddish si scrive in caratteri ebraici.

Letteratura

Le prime opere in lingua yiddish comparvero nel XVI sec., sulla base di una tradizione orale risalente al medioevo, in cui coesistevano, accanto a elementi del patrimonio culturale ebraico, saghe e miti propri dell'Europa centrorientale. Nel XVIII sec. si diffuse l'ideologia illuministica col suo programma di rinnovamento civile e culturale (Haskalah, istruzione, cultura), determinando una fioritura di testi in yiddish destinati a conquistare alle nuove idee i più vasti strati delle comunità ebraiche. Agli inizi dell'Ottocento si affermò la narrativa, prevalentemente ispirata alla vita del ghetto: ne furono rappresentanti S. Y. Abramowitz (più noto con lo pseudonimo di Mendele Mocher Sepharim [1836-1917]), il cui talento satirico si rivelò in romanzi e racconti moraleggianti (Il piccolo uomo, 1864; I viaggi di Beniamino III, 1878); S. Aleichem (1859- 1916); I. L. Perez (1851-1915). I primi pogrom (Niznij Novgorod, 1882) e le leggi antiebraiche, con la conseguente emigrazione in America degli ebrei russi, non soffocarono la fioritura della letteratura yiddish, spesso efficacemente trapiantata in nuovi terreni culturali, con la sua impronta folclorica e la sua caratterizzazione sociale. J. Linetzki (1839-1915) ne continuò il filone satirico, A. Goldfaden (1840-1908) fondò a Iasi, in Romania, il primo teatro yiddish stabile e professionale (1876), J. Gordin (1853-1908) trasferì il repertorio ebraico sulle scene americane, S. Anskij (1863-1920) raggiunse alti effetti drammatici col suo Dibbuq e M. Rosenfeld (1862-1923) cantò la tragica epopea degli emigrati. La giovane poesia ebbe i suoi autori più influenti in J. S. Blumgarten (1871-1927), A. Reisen (1876-1951) e S. Asch (1881-1957). La Rivoluzione russa (1917) diede un iniziale nuovo alimento alla letteratura yiddish, che accolse le voci di quanti, come D. Bergelson (1884-1952), si ispiravano agli ideali del socialismo; ma il regime ne limitò successivamente lo spazio, nell'ambito della programmata eliminazione della cultura ebraica. Le persecuzioni naziste della seconda guerra mondiale distrussero i centri più vitali della cultura yiddish (Polonia). Lo Stato d'Israele, infine, assumendo come lingua ufficiale e letteraria l'ebraico classico, ha contribuito a restringerne l'area: uno dei più fecondi centri di sopravvivenza è negli Stati Uniti di cui l'esponente più noto è sicuramente J.B. Singer. Un particolare riconoscimento alla sua opera è stato il premio Nobel nel 1978; egli ha continuato a scrivere sino in punto di morte (1991) spaziando dalla Polonia a New York, tra tematiche mitteleuropee e metropolitane. Più recentemente la letteratura yiddish ha cercato nuova vitalità anche in Israele con il trasferimento di Abraham Sutzkever (esponente della Giovane Vilna) per dirigervi la rivista "Di goldene keyt" e curare le pubblicazioni in yiddish e per il gruppo Giovane Israele raccolto intorno a D. Pinski.



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Data ultima modifica venerdì 23 marzo 2001 19.44.55