Yiddish agg. e s.m. Denominazione della lingua tuttora
parlata dai discendenti degli ebrei espulsi dalla Germania nel XIV sec. (È detto anche
GIUDEO-TEDESCO.)
Linguistica
Lo yiddish è sostanzialmente un dialetto tedesco (franco) con caratteri arcaici, con
molte parole ed espressioni di origine ebraica e aramaica. È parlato dalla maggior parte
degli ebrei askenaziti, in Polonia, Lituania, Ungheria, Romania, Russia, numerosi parlanti
sono emigrati in America e in Israele. Lingua di cultura ricca ed espressiva, lo yiddish
si scrive in caratteri ebraici.
Letteratura
Le prime opere in lingua yiddish comparvero nel XVI sec., sulla base di una
tradizione orale risalente al medioevo, in cui coesistevano, accanto a elementi del
patrimonio culturale ebraico, saghe e miti propri dell'Europa centrorientale. Nel XVIII
sec. si diffuse l'ideologia illuministica col suo programma di rinnovamento civile e
culturale (Haskalah, istruzione, cultura), determinando una fioritura di testi in
yiddish destinati a conquistare alle nuove idee i più vasti strati delle comunità
ebraiche. Agli inizi dell'Ottocento si affermò la narrativa, prevalentemente ispirata
alla vita del ghetto: ne furono rappresentanti S. Y. Abramowitz (più noto con lo
pseudonimo di Mendele Mocher Sepharim [1836-1917]), il cui talento satirico si rivelò in
romanzi e racconti moraleggianti (Il piccolo uomo, 1864; I viaggi di Beniamino
III, 1878); S. Aleichem (1859- 1916); I. L. Perez (1851-1915). I primi pogrom (Niznij
Novgorod, 1882) e le leggi antiebraiche, con la conseguente emigrazione in America degli
ebrei russi, non soffocarono la fioritura della letteratura yiddish, spesso efficacemente
trapiantata in nuovi terreni culturali, con la sua impronta folclorica e la sua
caratterizzazione sociale. J. Linetzki (1839-1915) ne continuò il filone satirico, A.
Goldfaden (1840-1908) fondò a Iasi, in Romania, il primo teatro yiddish stabile e
professionale (1876), J. Gordin (1853-1908) trasferì il repertorio ebraico sulle scene
americane, S. Anskij (1863-1920) raggiunse alti effetti drammatici col suo Dibbuq e
M. Rosenfeld (1862-1923) cantò la tragica epopea degli emigrati. La giovane poesia ebbe i
suoi autori più influenti in J. S. Blumgarten (1871-1927), A. Reisen (1876-1951) e S.
Asch (1881-1957). La Rivoluzione russa (1917) diede un iniziale nuovo alimento alla
letteratura yiddish, che accolse le voci di quanti, come D. Bergelson (1884-1952), si
ispiravano agli ideali del socialismo; ma il regime ne limitò successivamente lo spazio,
nell'ambito della programmata eliminazione della cultura ebraica. Le persecuzioni naziste
della seconda guerra mondiale distrussero i centri più vitali della cultura yiddish
(Polonia). Lo Stato d'Israele, infine, assumendo come lingua ufficiale e letteraria
l'ebraico classico, ha contribuito a restringerne l'area: uno dei più fecondi centri di
sopravvivenza è negli Stati Uniti di cui l'esponente più noto è sicuramente J.B.
Singer. Un particolare riconoscimento alla sua opera è stato il premio Nobel nel 1978;
egli ha continuato a scrivere sino in punto di morte (1991) spaziando dalla Polonia a New
York, tra tematiche mitteleuropee e metropolitane. Più recentemente la letteratura
yiddish ha cercato nuova vitalità anche in Israele con il trasferimento di Abraham
Sutzkever (esponente della Giovane Vilna) per dirigervi la rivista "Di goldene
keyt" e curare le pubblicazioni in yiddish e per il gruppo Giovane Israele raccolto
intorno a D. Pinski.
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Data ultima modifica venerdì 23 marzo 2001 19.44.55