Tucidide, in gr. Thukydídes storico ateniese.
Nato il 460 a.C. circa e morto il 395 circa a.C.
Figlio di Oloro, ricco e nobile cittadino del demo di Alimunte, imparentato forse con la
famiglia reale di Tracia, trascorse la giovinezza nel fervido clima culturale dell'età di
Pericle e fu educato nelle scuole dei sofisti, di cui assorbì i princìpi
retorico-filosofici. Sopravvissuto alla peste del 430 a.C., partecipò alla guerra del
Peloponneso nel 424 a.C. quale stratego al comando di una flotta di sette navi, che dalla
base di Taso doveva collaborare alla difesa di Anfipoli e della penisola calcidica. Il
fallimento della missione gli costò l'esilio. La grave pena scontata non si sa dove
esattamente (in parte a Scapte Ile) lo mise nella condizione di poter accostare gli
alleati di Sparta e le poleis neutrali e di osservare più obiettivamente il
conflitto in corso tra Ateniesi e Spartani, nonché di procurarsi la documentazione per
l'opera storica che meditava di scrivere. Il disastroso sviluppo della guerra, con le
conseguenti amnistie degli esuli (tra il 406 e il 403 a.C.), riportò, sembra, vent'anni
dopo Tucidide ad Atene, dove sarebbe morto all'inizio del IVsec. a.C. di morte violenta.
Secondo un'altra tradizione avrebbe cessato di vivere, sempre per mano assassina, in
Tracia. La sua opera, interrotta dalla morte improvvisa e a noi pervenuta con il titolo
generico di Xyngraphe o di Historíai (Storia), narra la guerra del
Peloponneso dall'inizio fino alla battaglia di Cinossema (estate del 411 a.C.). La
ripartizione in otto libri, fatta in età ellenistica, raggruppa gli avvenimenti in un
ordine che non è quello originario e che ha dato origine a una dibattuta questione sulla
cronologia e sul metodo di composizione delle singole parti. Secondo la ripartizione
tradizionale e la tesi unitaria dell'opera, che non esclude revisioni e in taluni punti
divergenze di giudizi, la narrazione si apre con un proemio che, mentre illustra
l'importanza della guerra del Peloponneso e traccia una rapida sintesi della preistoria
dell'Ellade, a cominciare dalla talassocrazia minoica (archaiología), espone i
criteri scelti per appurare la veridicità dei fatti e determinare le ragioni dei
contrasti attraverso la rielaborazione dei discorsi (demogoríai) pronunciati dai
protagonisti. Seguono poi le cause occasionali dell'immane conflitto e il progressivo
allineamento delle diverse poleis con l'una o l'altra delle due contendenti (1. I).
Si inizia, quindi, con la divisione in semestri invernali ed estivi, il dettagliato
racconto delle operazioni militari e dei maneggi diplomatici di Atene e di Sparta
dall'inizio della guerra, fino alla pace di Nicia (421) [1. II - cap. 24 del v]. La
ripresa a breve scadenza delle ostilità e la brutale sottomissione da parte ateniese
dell'isola di Melo costituiscono il contenuto del resto del libro V, mentre i libri VI e
VII sono riservati come un tutto organico al dramma della disastrosa spedizione di
Sicilia. L'ultimo libro comprende in forma abbozzata e senza discorsi i fatti degli anni
412 e 411 a.C. (guerra deceleica), interrompendosi all'estensione del conflitto in Asia
Minore, susseguente al tentativo delle due contendenti di attirare la Persia dalla loro
parte. ln aperta o sottintesa polemica con Erodoto, Tucidide ha introdotto nella
storiografia greca profonde e originali innovazioni. Scelti come argomento della
trattazione gli avvenimenti contemporanei, se ne procura la documentazione con un'accurata
ricerca e selezione delle fonti secondo il criterio dell'attendibilità. A codesto
procedimento di rigorosità scientifica si accompagna l'indagine spassionata delle cause
dei fatti, ricondotte in un ambito puramente umano e distinte in occasionali ed effettive.
Eliminato ogni intervento di forze trascendenti, il movente delle azioni, sulla scorta
delle dottrine sofistiche, è riportato alla brama di potere, alla legge del più forte,
alla ricerca dell'utile particolare. L'esposizione dei fatti, colti nelle concatenazioni
causali e illustrati nei motivi determinanti quali risultano dai discorsi dei
protagonisti, porta a una visione concreta della realtà storica. Donde il carattere
politico e il fine eminentemente pratico dell'opera: più che una composizione da
recitarsi in pubblico nel corso di una gara essa è un bene per sempre (Ktêma es aéi),
offerto alla intelligenza quale strumento per la creazione di una scienza storico-politica
volta alla razionale interpretazione degli avvenimenti umani. Così impostata con vigoroso
metodo scientifico, è ravvivata da un'acuta introspezione psicologica, che mette in
rilievo gli stati d'animo degli individui e delle moltitudini; lo stile sobrio, conciso,
non esente talora da oscurità, raggiunge potenti effetti drammatici. Circa la fortuna
dell'opera tucididea, va detto che Tucidide, più che presso gli antichi, che pur ne
imitarono largamente i pregi formali, ha trovato la sua esatta valutazione presso i
moderni, che lo considerano il fondatore di una concezione puramente razionalistica della
storiografia.
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Data ultima modifica venerdì 23 marzo 2001 19.46.52