Giugno 2001
Biografia Autore


sir Winston Leonard Spencer Churchill, statista e uomo politico britannico.
Nato a Blenheim Palace, Oxfordshire, nel 1874 e morto a Londra nel 1965
Figlio maggiore di lord Randolph Henry Spencer e dell'americana Jennie Jerome. Discendente da una famiglia di grandi tradizioni, dopo studi poco brillanti ad Harrow e a Sandhurst entrò nell'esercito nel 1895 e partecipò a spedizioni militari coloniali (in India e a Omdurman, nel Sudan), anche come corrispondente di guerra di grandi giornali londinesi. In tale qualità, lasciato l'esercito, si recò nel Sud Africa durante il conflitto contro i Boeri, fu fatto prigioniero e riuscì audacemente a evadere (1899). Nel 1900 fu eletto deputato conservatore, ma, disapprovando in nome dei princìpi liberoscambisti la politica economica protezionista del gabinetto Chamberlain, nel 1904 si unì ai liberali; in particolare strinse amicizia col Lloyd George, come lui dotato di temperamento energico e combattivo. Nominato sottosegretario alle colonie nel gabinetto Campbell- Bannerman, divenne sostenitore dell'autonomia degli ex territori boeri, e della Home Rule irlandese, che non esitò a difendere a Belfast. Nel 1908 si sposò con Clementine Hozier. Nel gabinetto Asquith fu nominato ministro del commercio (1908-1910), poi degli interni (1910-1911), promuovendo e realizzando numerose riforme a favore dei ceti popolari: assicurazioni operaie, protezione per i lavoratori a domicilio, ecc. Quando, nell'autunno 1911, la tensione internazionale bruscamente si aggravò, fu insediato all'ammiragliato, con l'incarico di affrettare le riforme necessarie (creazione di uno SM della marina) e di stabilire una stretta collaborazione con l'esercito. In tale ufficio l'inesauribile energia di Churchill fece meraviglie, tanto più che egli, in contrasto con numerosi ministri e con lo stesso Asquith, era convinto dell'ineluttabilità della guerra e della necessità di un aiuto incondizionato alla Francia. Promosse un grandioso programma di costruzioni navali e, presentendo l'avvicinarsi del conflitto, nel luglio 1914 mobilitò la flotta con il pretesto delle manovre. La dichiarazione di guerra trovò quindi la marina inglese in pieno assetto di combattimento; fu così possibile salvare i porti del passo di Calais con un'energica difesa di Anversa, alla quale prese parte lo stesso Churchill, e, in seguito, del litorale fiammingo. Dopo la sconfitta navale di Coronel (1º novembre 1914) gli furono rivolte acerbe critiche, ma si risollevò prontamente con la rivincita presa alle Falkland sulla squadra tedesca dell'ammiraglio Von Spee (8 dicembre). Poiché riteneva l'Impero ottomano il punto più vulnerabile del sistema avversario nonché un fragile ostacolo ai collegamenti con la Russia, che si trovava in gravi difficoltà, all'inizio del 1915 propose un'operazione combinata contro i Dardanelli e, una volta forzati gli stretti, contro Costantinopoli. Si trattava di un piano strategico perspicace e brillante, ma che richiedeva grandi mezzi; i capi militari lo ritennero troppo rischioso e lo osteggiarono: la spedizione, male allestita, si risolse in una catastrofe che provocò la caduta del governo. Dopo un breve intermezzo di partecipazione ai combattimenti in Francia come colonnello comandante del 6º fucilieri reali di Scozia nel 1916, Lloyd George gli affidò il ministero delle munizioni nel suo governo di coalizione (1917), e poi quello della guerra e dell'aria (1918-1921). Con questi incarichi diresse gli ultimi sforzi militari e, dopo la vittoria, la smobilitazione. Nel frattempo, animato da una violenta ostilità contro il movimento bolscevico che si era affermato in Russia con la Rivoluzione dell'ottobre 1917, autorizzò una serie di interventi militari in appoggio delle truppe "bianche", suscitando vive apprensioni in Lloyd George, che lo trasferì al ministero delle colonie (1921). Il crollo della "coalizione" (1922) gli fece perdere il dicastero e il seggio di deputato e lo spinse ad abbandonare il partito liberale, al quale rimproverava un'eccessiva debolezza verso il socialismo. Trascorse due anni lontano dalla politica, dedicandosi agli studi storici e al suo hobby, la pittura. Nel 1924 si avvicinò al partito conservatore, e, nonostante l'ostilità di numerosi membri, Baldwin gli affidò il ministero delle finanze (1924-1929). Come cancelliere dello scacchiere Churchill, pressoché sprovvisto di conoscenze tecniche, decise il ritorno alla convertibilità aurea per le pressioni dell'alta finanza londinese. La grande crisi del 1929 lo rigettò nell'isolamento. Se, da un lato, era ostile al laburismo, dall'altro non nutriva fiducia nel partito conservatore e si urtò anche con Baldwin, del quale criticò il comportamento durante la crisi istituzionale che si concluse con l'abdicazione di Edoardo VIII (1936). Nonostante una temporanea simpatia per il fascismo italiano, Churchill non tardò a intuire la minacciosa aggressività dei regimi totalitari, ma i suoi reiterati appelli contro una politica di concessioni suscitarono scarsi echi o addirittura diffidenza tra i suoi concittadini, che li interpretavano come un'ambiziosa manovra personale. E invano tuonò contro la "capitolazione di Monaco", che definiva "una disfatta senza guerra" (1938).

Nel settembre 1939, dopo che il patto Ribbentrop-Molotov sventò il disegno di un'alleanza con la Russia, sostenuta con fermezza da Churchill, la guerra scoppiò, ed egli assunse di nuovo la carica di primo lord dell'ammiragliato. Quando le prime disfatte rivelarono l'inferiorità degli Alleati e la situazione apparve tragica, la sua indomabile risolutezza e la sua incrollabile tenacia lo imposero come l'uomo del momento, nonostante la non più giovane età. Il 10 maggio 1940, dopo la sconfitta di Norvegia, Neville Chamberlain diede le dimissioni e Churchill costituì un governo di solidarietà nazionale. Nel suo primo discorso, rimasto celebre, il nuovo primo ministro non poté che promettere "sangue, fatica, lacrime e sudore". I suoi scopi strategici furono riassunti in una sola, semplice frase: "La vittoria a ogni costo". Dopo il crollo della Francia, per tener testa all'aggressione nazista non poté contare che sulle forze del Commonwealth e sulla speranza di un accordo, o meglio di un'alleanza con gli Stati Uniti. Grazie agli eccellenti rapporti con il presidente Roosevelt, firmò con lui la Carta atlantica e ottenne imponenti aiuti molto prima dell'intervento americano nella guerra. Previde, inoltre, l'esplosione del conflitto russo-tedesco, che si verificò nel giugno 1941, salvando definitivamente il Regno Unito dall'invasione. Churchill propose immediatamente al governo sovietico una cooperazione militare. Quando gli Stati Uniti, nel dicembre 1941, entrarono in guerra, la "battaglia d'Inghilterra" si poteva considerare vinta. Fino all'autunno 1942, tuttavia, gli Alleati rimasero in posizione difensiva. In questa prima fase della guerra, Churchill seppe animare e coordinare la resistenza inglese con slancio ed efficacia mirabili. Alla fine del 1942 le armate alleate presero l'iniziativa su tutti i fronti. Ma ben presto lo sforzo maggiore fu concentrato nello scacchiere europeo, in cui l'URSS, passata all'attacco, chiedeva insistentemente l'apertura di un "secondo fronte". Nel 1943, il crollo dell'Italia aprì nel Mediterraneo un nuovo campo d'azione. Churchill era favorevole a una strategia mediterranea e balcanica. Benché ritenesse la cooperazione con l'Unione Sovietica utile, anzi necessaria al successo, si oppose spesso ai progetti di Stalin poiché temeva una troppo grande espansione russa. Il suo piano strategico rivolto ai Balcani e, attraverso l'Italia, all'Europa centrale, era ispirato dall'intenzione di sottrarre vitali territori a un'eventuale zona d'influenza sovietica. Costretto ad abbandonare i suoi progetti, collaborò con lo stato maggiore americano alla realizzazione dello sbarco in Normandia (6 giugno 1944), poi alle operazioni in Francia e in Germania fino alla vittoria finale (8 maggio 1945). Tutte le forze militari furono allora impiegate nello scacchiere asiatico, ove il Giappone firmò la resa incondizionata il 15 agosto 1945. Nonostante il trionfo dei laburisti nelle elezioni del 1945, il prestigio e l'influenza di Churchill rimasero inalterati nel mondo intero ed esercitarono un'azione considerevole sulla politica internazionale. Il suo discorso a Fulton (Stati Uniti), nel marzo 1946, mentre denunciava le tendenze imperialistiche di Stalin, rilanciò l'idea di un'associazione dei paesi anglosassoni che conteneva già in germe il piano della NATO; un altro discorso, a Zurigo, proponeva una cooperazione europea, e da tale suggerimento nacque poi il Consiglio d'Europa. Di fronte allo sviluppo della "guerra fredda", propose più volte un incontro dei capi di governo per risolvere la grave tensione internazionale. Le elezioni del 1951 lo riportarono al governo. La sua attenzione continuò a volgersi principalmente alle relazioni internazionali, confidando in una politica di pace basata sulla forza e temperata da una duttile diplomazia. In politica interna non demolì l'opera dei laburisti, limitandosi a contenere le nazionalizzazioni e a dare impulso all'economia di mercato; i problemi finanziari ed economici furono affidati al cancelliere dello scacchiere, Butler.
Nel 1953 fu nominato cavaliere dell'ordine della Giarrettiera. Si ritirò da ogni attività politica nel 1955 e le cariche di capo del governo e del partito conservatore furono assunte dal suo "delfino" e nipote d'acquisto, nonché ministro degli esteri, Anthony Eden.
Ai suoi funerali, pari per solennità alle esequie del duca di Wellington, intervenne — insieme con molti regnanti e capi di Stato — anche la regina Elisabetta, contro ogni precedente tradizione. È sepolto a Bladon, presso Blenheim Palace, dov'era nato.
Winston Churchill si è affermato come un grande capo di Stato, una personalità di eccezionale energia morale e intellettuale, una mente politica di vedute vaste e originali nel quadro del conservatorismo inglese ed europeo. Fu altresì un acuto studioso di storia, capace di accoppiare erudizione e interpretazione critica, un pittore dilettante di buona mano e un maestro della lingua inglese, come dimostrano i suoi discorsi e i suoi numerosi scritti, alcuni di non comune efficacia, tra i quali si devono ricordare: Vita di lord Randolph Churchill (1906), La crisi mondiale (4 voll., 1923-1929), Marlborough (4 voll., 1933-1938), La seconda guerra mondiale (6 voll., 1948-1953), Storia dei popoli di lingua inglese (4 voll., 1956-1958). Nel 1953 ebbe il premio Nobel per la letteratura.



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Data ultima modifica venerdì 01 giugno 2001 18.58.21