Donatien Alphonse François De
Sade, scrittore francese.
Nato a Parigi nel 1740 e morto a Charenton, Parigi nel 1814.
Figlio di Jean-Baptiste, prese parte alla guerra dei Sette anni come capitano di
cavalleria e, di ritorno a Parigi, sposò (1763) Renée-Pélagie de Montreuil, figlia del
presidente alla Cour des aides, dalla quale ebbe tre figli. Nel 1764 succedette al padre
come luogotenente generale di Bresse, Bugey, Valromey e Gex. Nel 1768 fu imprigionato per
qualche mese (già pochi mesi dopo il matrimonio, il marchese aveva conosciuto per qualche
giorno i rigori della fortezza di Vincennes) nel castello di Saumur e in quello di
Pierre-Encise per dissolutezza e scandali. Nel 1772, accusato di avvelenamento e sodomia,
fuggì a Genova, ma il parlamento di Aix lo condannò a morte in contumacia. Imprigionato
per ordine del re di Sardegna nella fortezza di Miolans, riuscì a fuggire dopo sei mesi,
vivendo in Italia e in Francia, finché per una lettre de cachet, ottenuta contro
di lui dalla suocera, che non gli perdonò la relazione con la figlia minore e sorella di
Renée-Pélagie, non fu arrestato a Parigi e imprigionato nel castello di Vincennes (1777)
e di lì condotto ad Aix, dove si riaprì il processo, conclusosi con una condanna a
un'ammenda per "dissolutezza spinta". Però per effetto della lettre de
cachet fu di nuovo imprigionato a Vincennes, poi alla Bastiglia e infine a Charenton.
Ne uscì grazie al decreto dell'Assemblea costituente che aboliva le lettres de cachet(1790).
Frattanto aveva ottenuto la separazione dalla moglie e si era abbandonato di nuovo alle
sue dissolutezze, pur dedicandosi anche più assiduamente alla composizione delle sue
opere. Nel 1792 ottenne la nomina a segretario della sezione delle Picche, ma fu
imprigionato per moderatismo, ottenendo la liberazione solo dopo il termidoro. Durante la
Rivoluzione Sade poté pubblicare alcune opere, composte in parte già durante i lunghi
anni di prigionia: oltre a un dramma in prosa, Il conte Oxtiern o Le disgrazie del
libertinaggio(1791), aveva scritto numerosi romanzi, tra cui Giustina o Le
disgrazie della virtù (1791), Alina e Valcour(1795), La filosofia nel
boudoir (1795) e La nuova Giustina o Le disgrazie della virtù, seguita dalla
storia di Giulietta sua sorella, o Le prosperità del vizio (1797). Quest'ultima
opera, ampliamento della Giustina, giudicata ancor più scandalosa delle altre,
provocò il suo arresto da parte della polizia del primo console, nel 1801. Rinchiuso
nella prigione di Sainte-Pélagie, fu trasferito nel 1803 nel manicomio di Charenton,
dove, pur godendo di una relativa libertà, restò fino alla morte. Nel 1813 apparve
l'ultimo romanzo pubblicato durante la vita dell'autore: La marchesa de Gange. La
maggior parte delle sue opere fu pubblicata solo nel XX sec. Tra le più importanti, oltre
a quelle già citate, figurano: Dialogo tra un prete e un moribondo, Storielle,
racconti e favolelli (1926), Le centoventi giornate di Sodoma (1931-1935), Storia
segreta di Isabella di Baviera (1952) e, infine, 250 lettere indirizzate a sua moglie
tra il 1777 e il 1786. Nonostante le gravi censure morali che bollarono l'opera di colui
che fu soprannominato "il Divino Marchese", già Sainte-Beuve ebbe a osservare
che Sade e Byron erano "i grandi ispiratori dei nostri moderni", ed
effettivamente lo scrittore francese esercitò un'influenza su non pochi autori del tardo
Romanticismo, quali Baudelaire, Huysmans, Swinburne. Ma la vera riscoperta di Sade è
merito di Apollinaire e la sua riabilitazione spetta in particolare ai surrealisti, che in
lui hanno visto la rivolta dell'uomo libero contro la società e contro Dio. Queste
confuse e, in parte, arbitrarie interpretazioni hanno comunque avuto il merito di
promuovere in epoca recente numerosi studi critici e storici, concretatisi, oltre che
nella pubblicazione degli inediti e in ristampe più corrette dei libri già noti, in
esami approfonditi della psiche dello scrittore e del significato culturale della sua
opera. I pregi propriamente artistici sono stati così notevolmente ridimensionati,
perché, se è innegabile in non poche parti dei romanzi e dei racconti una fervida vena
immaginativa, sono altresì evidenti continue forzature, cerebralismo, artificiosità.
L'interesse degli studiosi si è pertanto rivolto soprattutto all'aspetto morboso
dell'immaginazione di Sade, e notevoli contributi sono venuti per questa parte
dall'applicazione di metodi psicoanalitici, in quanto nelle analisi dell'erotismo
ricorrenti nei suoi libri si è ravvisato, in forme grezze, un precorrimento di teorie
freudiane. Per quanto concerne l'ideologia morale e politica in genere si riconosce in
essa una fase estrema dell'anarchismo e del materialismo ateo, serpeggianti nel pensiero
del Settecento, ma dal "Divino Marchese" portati alle manifestazioni più crude,
con grave pregiudizio anche di un'intima coerenza.
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Data ultima modifica venerdì 23 marzo 2001 19.47.34