Maggio 1998
Biografia Autore


Johann Wolfgang Goethe, scrittore tedesco.
Nato a Francoforte sul Meno nel 1749 e morto a Weimar nel 1832.
È la figura predominante di tutta la letteratura tedesca, addirittura il simbolo di una civiltà letteraria, il risultato artistico dei più importanti movimenti culturali fra Settecento e Ottocento in Germania: il pietismo, lo "Sturm und Drang", il classicismo e anche il Romanticismo (al quale tuttavia volle restare estraneo). Ricco di interessi molteplici, accanto a un'attività letteraria fecondissima, condotta con disciplina rigorosa, Goethe coltivò studi di scienze naturali (anatomia, botanica, mineralogia, ottica) ed esercitò importanti mansioni di uomo di governo, pur dedicandosi soprattutto alla poesia, con un impegno tale che non trova riscontri in nessun altro scrittore. Questo spirito universale ha offerto forse l'esempio più grande della potenza redentrice della poesia.
Figlio del consigliere imperiale Johann Caspar e di Katharina Elisabeth Textor, il cui padre era borgomastro di Francoforte, passò l'infanzia nell'ambiente familiare, e fu educato da precettori privati, che gli insegnarono il latino, il greco, l'italiano, l'inglese, la musica, il disegno e persino lo yiddish e l'ebraico. Al francese fu iniziato nel 1759, quando le truppe di Luigi XV, durante la guerra dei Sette anni, occuparono Francoforte. A sedici anni fu mandato a studiare diritto all'università di Lipsia dove rimase tre anni e s'innamorò della figlia del suo albergatore, Käthchen (Annette Schönkopf); ma questo primo amore ebbe una fine tempestosa, mentre solo un vagheggiamento rimase l'amore per la figlia del suo professore di disegno, Friederike Öser. Sono di questo periodo le prime prove letterarie di Goethe, le poesie del Libro di Annetta (1767) e una graziosa commedia pastorale, I capricci dell'innamorato (1767). Ammalatosi gravemente, dovette rientrare a Francoforte: sull'esempio della madre e per influenza dell'amica materna Susanne von Klettenberg, incominciò a frequentare l'ambiente dei pietisti; intanto, impiantato un laboratorio nel solaio di casa, si dedicò a esperimenti di chimica. Nel 1769 pubblicò Nuove poesie e l'anno dopo scrisse una commedia in versi, I complici. Ristabilitosi in salute, nel marzo 1770 si recò a Strasburgo per terminare i suoi studi giuridici e nell'agosto 1771 superò l'esame finale di licenza. Il periodo di Strasburgo costituì per il giovane Goethe un'esperienza fondamentale, contrassegnata da tre avvenimenti: la grande impressione che gli fece la cattedrale gotica; l'incontro con Herder, che doveva avere un'influenza determinante sulla sua opera posteriore; e l'amore per Friederike Brion, figlia del pastore protestante del villaggio di Sesenheim presso Strasburgo, amore condiviso e intenso, troncato da Goethe per impazienza di libertà. La visione dell'arte gotica gli ispirò il saggio rapsodico Dell'architettura tedesca (1771); quest'ammirazione per il medioevo germanico, insieme con le scoperte (tramite Herder) del canto popolare, di Ossian e di Shakespeare, costituì uno dei motivi di quella rivoluzione letteraria che poi fu chiamata "Sturm und Drang", movimento che quasi si identifica con l'opera giovanile di Goethe, tanto vi è predominante la sua figura.
Rientrato a Francoforte, si dedicò alla stesura di un dramma storico, Götz von Berlichingen di cui aveva concepito la prima idea a Strasburgo, e che rielaborò seguendo le idee di Herder: pubblicato nel 1773, il dramma fece di lui uno dei capi dello "Sturm und Drang". È di quest'epoca anche l'idea dell'opera maestra di tutta la sua vita, il Faust di cui redasse il primo abbozzo in prosa, noto ora sotto il nome di Urfaust. Nel 1772, andato per alcuni mesi a Wetzlar, per praticare l'avvocatura, vi conobbe Charlotte Buff, fidanzata del suo amico Kestner; se ne innamorò, ma riuscì a imporsi la rinuncia: da questa vicenda appassionata e dolorosa trasse la materia per il romanzo I dolori del giovane Werther (1774), che lo rese immediatamente celebre, anche fuori della Germania. Intanto intraprese due drammi, rimasti frammentari, Prometeo e Maometto, scrisse i primi Inni, poi ancora due drammi, Clavigo(1774) e Stella (1775), come pure un intermezzo lirico, Ervino ed Elmira (1775), in cui aleggia il ricordo di Lili Schönemann, la giovanissima figlia di un banchiere, con la quale era stato fidanzato per breve tempo.
Nell'autunno 1775 la vita di Goethe subì una svolta: il giovane duca di Weimar, Carlo Augusto, lo chiamò alla sua corte. Goethe diventò suo consigliere e ministro, interessandosi di politica e di economia, migliorando le finanze e l'amministrazione, esplicando una grande attività con la quale si accattivò la benevolenza di tutti, specialmente quella della duchessa-madre, Anna Amalia. Benché la letteratura sembrasse lontana dai suoi interessi immediati, fu allora che, per influenza della baronessa Charlotte von Stein, passò dal titanismo e dalla passionalità wertheriana a una serenità più matura: ne fa fede la prima versione, in prosa, della tragedia Ifigenia in Tauride, rappresentata a corte nel 1779 (Goethe stesso sosteneva la parte di Oreste, e la bella attrice Corona Schröter quella di Ifigenia). Fondamentale appunto per comprendere la trasformazione del poeta, e non solo la sua vita amorosa, è la lunga amicizia con Charlotte che gli diede quella armonia interiore dalla quale nacquero alcune fra le sue liriche più belle (Alla luna, il primo e il secondo Canto notturno del viandante, Viaggio invernale nello Harz), e la prima stesura del romanzo Wilhelm Meister (quella intitolata La missione teatrale di Wilhelm Meister, inedita fino al 1911). Durante i primi dieci anni che trascorse a Weimar Goethe, immerso negli studi scientifici, pubblicò poche opere, tuttavia elaborò il materiale per quelle future.
Il primo decennio weimariano si concluse con una fuga, il viaggio in Italia; da anni Goethe s'era creato il mito della terra ideale, serena, classica e pagana, e nel settembre 1786 partì di nascosto per Roma, dove rimase quasi due anni, interrotti da un viaggio in Sicilia: fu un periodo di straordinario arricchimento spirituale e di felicità. A Roma terminò il dramma Egmont(1787) e il rifacimento in versi dell'Ifigenia (1787), iniziò il Torquato Tasso, lavorò di nuovo al Faust e intraprese le Elegie romane, compiute poi al ritorno a Weimar: il loro tema non è dato solo dai ricordi della Città eterna con la sua pagana pienezza di vita, ma attinge anche alla felicità per la sua nuova relazione amorosa con Christiane Vulpius, la donna che gli diede cinque figli (di cui uno soltanto, Augusto [1789-1830], sopravvisse) e che egli sposò però solo nel 1806. Un nuovo viaggio in Italia, a Venezia, nella primavera del 1790, lo lasciò indifferente; anzi negli Epigrammi veneziani (1790) troviamo sfoghi di malumore. Nel 1790 pubblicò anche un Frammento (Faust. Ein Fragment), che comprendeva alcune parti del suo capolavoro. Nel 1792 e 1793, al seguito del duca Carlo Augusto, che combatteva nelle armate prussiane, prese parte alle campagne contro la Francia, e assistette alla battaglia di Valmy (1792) e all'assedio di Magonza (1793); venticinque anni più tardi diede una relazione fedele degli avvenimenti nella sua Campagna di Francia (1817). Il 1794 segnò l'inizio di un decennio illuminato dall'amicizia per Schiller. Fra i due uomini la simpatia stentò a nascere; ma, una volta vinte le riserve di Goethe, quest'amicizia fu per entrambi di una fecondità eccezionale. Nel 1796 Goethe pubblicò in collaborazione con Schiller le Xenie, una raccolta di epigrammi pungenti, e terminò un romanzo, idealmente autobiografico, Anni di apprendistato di Wilhelm Meister (1796), a cui aveva lavorato, a tratti, per quasi vent'anni, rifacimento e prosecuzione della prima stesura inedita, La missione teatrale di Wilhelm Meister. Esso venne subito accolto come modello esemplare di "Bildungsroman", cioè di romanzo concepito come storia di una formazione morale. Nel 1797 pubblicò il poema epico-idillico in esametri Arminio e Dorotea, di argomento contemporaneo e borghese, e scrisse alcune fra le sue Ballate più belle: L'apprendista stregone, La fidanzata di Corinto, Il dio e la baiadera, composte quasi in poetica gara con Schiller (tanto che quell'anno fu chiamato "l'anno delle ballate" per i due poeti) e pubblicate insieme nell'Almanacco delle Muse per l'anno 1798. Nel 1802 pubblicò il dramma borghese La figlia naturale, prima parte di una trilogia rimasta incompiuta. Intanto, oltre alle opere poetiche, è notevole anche l'attività pubblicistica in comune con Schiller, attraverso le due riviste Die Horen (1795-1798) e Propyläen (1798-1800), espressioni di un programma classicistico. Un monumento dell'amicizia e collaborazione fra i due poeti è dato dal loro Carteggio, di cui Goethe nel 1829 autorizzò la pubblicazione. Esonerato dal duca dalle incombenze ufficiali, Goethe, che tuttavia conservò le funzioni di direttore del teatro di corte (fino al 1817), oltre che dedicarsi alla letteratura poté continuare gli studi scientifici: scrisse la Metamorfosi delle piante (1790), seguita più tardi da una Metamorfosi degli animali (1820), e, nel campo dell'ottica, combatté le dottrine di Newton nella Teoria dei colori(1810).
Una grave malattia, che rischiò di condurlo alla tomba, e la morte di Schiller, nel 1805, Io portarono a rinchiudersi in se stesso. Cercò conforto nel lavoro: finì la prima parte del Faust (1808) e pubblicò il romanzo Le affinità elettive (1809), trasposizione velata di una situazione autobiografica, per l'amore ispiratogli dalla giovinetta Minna Herzlieb. Tuttavia trovò modo di assistere, nel 1808, alle feste date a Erfurt in onore di Napoleone, di cui ammirò moltissimo la grandezza: al termine di un celebre incontro con l'imperatore, un decreto conferì a Goethe, come pure a Wieland, la Grand'Aquila della Legion d'onore. Una nuova amicizia amorosa, per Marianne von Willemer, gli ispirò un'organica raccolta di liriche, il Divano occidentale-orientale (1819), dominata da un'atmosfera di esotismo orientale. Nel frattempo aveva pubblicato il suo Viaggio in Italia (1816-1817), vero credo del classicismo goethiano, nel momento in cui fra le giovani generazioni tedesche si rafforzavano le tendenze nazionalistiche. Nel 1816 era morta la moglie Christiane; l'anno dopo suo figlio Augusto sposò Ottilie von Pogwisch, ma non fu un matrimonio felice; Goethe tuttavia nutrì sempre molto affetto per la nuora e i nipotini. L'isolamento dalla realtà quotidiana e il distacco dai contemporanei avevano fatto di Goethe il "vegliardo olimpico". Sicché quando a 74 anni si innamorò a Marienbad di una giovinetta diciassettenne, Ulrike von Levetzow, trovò la forza della rinuncia; e nella Elegia di Marienbad, parte centrale della Trilogia della passione (1823), l'ultimo suo capolavoro lirico, la passione è congiunta a un profondo senso di serenità. Nel 1829 terminò la seconda parte del Meister, intitolata Anni di peregrinazione di Wilhelm Meister: tutto il romanzo, quindi, l'aveva tenuto impegnato per più di mezzo secolo. A quell'epoca riprese l'autobiografia degli anni di gioventù, Poesia e verità, di cui una prima parte era uscita nel 1811 e la quarta, incompiuta, uscì postuma. Ma soprattutto lavorò alla seconda parte del Faust, che condusse a termine solo pochi giorni prima della morte, proponendosi tuttavia di rimettervi ancora mano.
Specialmente come creatore del mito di Faust, il primo dei grandi miti dell'uomo moderno, il simbolo del protendersi a un mondo ideale attraverso molteplici esperienze di vita, Goethe occupa un posto eccezionale nella storia della poesia: spirito universale, nello stesso tempo poeta, scienziato e uomo di Stato, ma soprattutto creatore di capolavori in tutti i generi letterari da lui toccati, dalla lirica al dramma, dal romanzo alla novella, egli ha riunito in sé la potenza del genio e un perfetto equilibrio di tutte le sue facoltà. Aperto a tutte le forme di pensiero e d'arte, non appartiene a nessuna scuola, ma ha lasciato un'opera che domina la letteratura tedesca e apporta un arricchimento incontestabile alla letteratura europea.



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Data ultima modifica venerdì 23 marzo 2001 19.47.38