Johann Wolfgang Goethe, scrittore
tedesco.
Nato a Francoforte sul Meno nel 1749 e morto a Weimar nel 1832.
È la figura predominante di tutta la letteratura tedesca, addirittura il simbolo di una
civiltà letteraria, il risultato artistico dei più importanti movimenti culturali fra
Settecento e Ottocento in Germania: il pietismo, lo "Sturm und Drang", il
classicismo e anche il Romanticismo (al quale tuttavia volle restare estraneo). Ricco di
interessi molteplici, accanto a un'attività letteraria fecondissima, condotta con
disciplina rigorosa, Goethe coltivò studi di scienze naturali (anatomia, botanica,
mineralogia, ottica) ed esercitò importanti mansioni di uomo di governo, pur dedicandosi
soprattutto alla poesia, con un impegno tale che non trova riscontri in nessun altro
scrittore. Questo spirito universale ha offerto forse l'esempio più grande della potenza
redentrice della poesia.
Figlio del consigliere imperiale Johann Caspar e di Katharina Elisabeth Textor, il cui
padre era borgomastro di Francoforte, passò l'infanzia nell'ambiente familiare, e fu
educato da precettori privati, che gli insegnarono il latino, il greco, l'italiano,
l'inglese, la musica, il disegno e persino lo yiddish e l'ebraico. Al francese fu iniziato
nel 1759, quando le truppe di Luigi XV, durante la guerra dei Sette anni, occuparono
Francoforte. A sedici anni fu mandato a studiare diritto all'università di Lipsia dove
rimase tre anni e s'innamorò della figlia del suo albergatore, Käthchen (Annette
Schönkopf); ma questo primo amore ebbe una fine tempestosa, mentre solo un vagheggiamento
rimase l'amore per la figlia del suo professore di disegno, Friederike Öser. Sono di
questo periodo le prime prove letterarie di Goethe, le poesie del Libro di Annetta
(1767) e una graziosa commedia pastorale, I capricci dell'innamorato (1767).
Ammalatosi gravemente, dovette rientrare a Francoforte: sull'esempio della madre e per
influenza dell'amica materna Susanne von Klettenberg, incominciò a frequentare l'ambiente
dei pietisti; intanto, impiantato un laboratorio nel solaio di casa, si dedicò a
esperimenti di chimica. Nel 1769 pubblicò Nuove poesie e l'anno dopo scrisse una
commedia in versi, I complici. Ristabilitosi in salute, nel marzo 1770 si recò a
Strasburgo per terminare i suoi studi giuridici e nell'agosto 1771 superò l'esame finale
di licenza. Il periodo di Strasburgo costituì per il giovane Goethe un'esperienza
fondamentale, contrassegnata da tre avvenimenti: la grande impressione che gli fece la
cattedrale gotica; l'incontro con Herder, che doveva avere un'influenza determinante sulla
sua opera posteriore; e l'amore per Friederike Brion, figlia del pastore protestante del
villaggio di Sesenheim presso Strasburgo, amore condiviso e intenso, troncato da Goethe
per impazienza di libertà. La visione dell'arte gotica gli ispirò il saggio rapsodico Dell'architettura
tedesca (1771); quest'ammirazione per il medioevo germanico, insieme con le scoperte
(tramite Herder) del canto popolare, di Ossian e di Shakespeare, costituì uno dei motivi
di quella rivoluzione letteraria che poi fu chiamata "Sturm und Drang",
movimento che quasi si identifica con l'opera giovanile di Goethe, tanto vi è
predominante la sua figura.
Rientrato a Francoforte, si dedicò alla stesura di un dramma storico, Götz von
Berlichingen di cui aveva concepito la prima idea a Strasburgo, e che rielaborò
seguendo le idee di Herder: pubblicato nel 1773, il dramma fece di lui uno dei capi dello
"Sturm und Drang". È di quest'epoca anche l'idea dell'opera maestra di tutta la
sua vita, il Faust di cui redasse il primo abbozzo in prosa, noto ora sotto il
nome di Urfaust. Nel 1772, andato per alcuni mesi a Wetzlar, per praticare
l'avvocatura, vi conobbe Charlotte Buff, fidanzata del suo amico Kestner; se ne innamorò,
ma riuscì a imporsi la rinuncia: da questa vicenda appassionata e dolorosa trasse la
materia per il romanzo I dolori del giovane Werther (1774), che lo rese
immediatamente celebre, anche fuori della Germania. Intanto intraprese due drammi, rimasti
frammentari, Prometeo e Maometto, scrisse i primi Inni, poi ancora
due drammi, Clavigo(1774) e Stella (1775), come pure un intermezzo lirico,
Ervino ed Elmira (1775), in cui aleggia il ricordo di Lili Schönemann, la
giovanissima figlia di un banchiere, con la quale era stato fidanzato per breve tempo.
Nell'autunno 1775 la vita di Goethe subì una svolta: il giovane duca di Weimar, Carlo
Augusto, lo chiamò alla sua corte. Goethe diventò suo consigliere e ministro,
interessandosi di politica e di economia, migliorando le finanze e l'amministrazione,
esplicando una grande attività con la quale si accattivò la benevolenza di tutti,
specialmente quella della duchessa-madre, Anna Amalia. Benché la letteratura sembrasse
lontana dai suoi interessi immediati, fu allora che, per influenza della baronessa
Charlotte von Stein, passò dal titanismo e dalla passionalità wertheriana a una
serenità più matura: ne fa fede la prima versione, in prosa, della tragedia Ifigenia
in Tauride, rappresentata a corte nel 1779 (Goethe stesso sosteneva la parte di
Oreste, e la bella attrice Corona Schröter quella di Ifigenia). Fondamentale appunto per
comprendere la trasformazione del poeta, e non solo la sua vita amorosa, è la lunga
amicizia con Charlotte che gli diede quella armonia interiore dalla quale nacquero alcune
fra le sue liriche più belle (Alla luna, il primo e il secondo Canto notturno
del viandante, Viaggio invernale nello Harz), e la prima stesura del romanzo Wilhelm
Meister (quella intitolata La missione teatrale di Wilhelm Meister, inedita
fino al 1911). Durante i primi dieci anni che trascorse a Weimar Goethe, immerso negli
studi scientifici, pubblicò poche opere, tuttavia elaborò il materiale per quelle
future.
Il primo decennio weimariano si concluse con una fuga, il viaggio in Italia; da anni
Goethe s'era creato il mito della terra ideale, serena, classica e pagana, e nel settembre
1786 partì di nascosto per Roma, dove rimase quasi due anni, interrotti da un viaggio in
Sicilia: fu un periodo di straordinario arricchimento spirituale e di felicità. A Roma
terminò il dramma Egmont(1787) e il rifacimento in versi dell'Ifigenia
(1787), iniziò il Torquato Tasso, lavorò di nuovo al Faust e intraprese
le Elegie romane, compiute poi al ritorno a Weimar: il loro tema non è dato solo
dai ricordi della Città eterna con la sua pagana pienezza di vita, ma attinge anche alla
felicità per la sua nuova relazione amorosa con Christiane Vulpius, la donna che gli
diede cinque figli (di cui uno soltanto, Augusto [1789-1830], sopravvisse) e che egli
sposò però solo nel 1806. Un nuovo viaggio in Italia, a Venezia, nella primavera del
1790, lo lasciò indifferente; anzi negli Epigrammi veneziani (1790) troviamo
sfoghi di malumore. Nel 1790 pubblicò anche un Frammento (Faust. Ein Fragment),
che comprendeva alcune parti del suo capolavoro. Nel 1792 e 1793, al seguito del duca
Carlo Augusto, che combatteva nelle armate prussiane, prese parte alle campagne contro la
Francia, e assistette alla battaglia di Valmy (1792) e all'assedio di Magonza (1793);
venticinque anni più tardi diede una relazione fedele degli avvenimenti nella sua Campagna
di Francia (1817). Il 1794 segnò l'inizio di un decennio illuminato dall'amicizia per
Schiller. Fra i due uomini la simpatia stentò a nascere; ma, una volta vinte le riserve
di Goethe, quest'amicizia fu per entrambi di una fecondità eccezionale. Nel 1796 Goethe
pubblicò in collaborazione con Schiller le Xenie, una raccolta di epigrammi
pungenti, e terminò un romanzo, idealmente autobiografico, Anni di apprendistato di
Wilhelm Meister (1796), a cui aveva lavorato, a tratti, per quasi vent'anni,
rifacimento e prosecuzione della prima stesura inedita, La missione teatrale di Wilhelm
Meister. Esso venne subito accolto come modello esemplare di
"Bildungsroman", cioè di romanzo concepito come storia di una formazione
morale. Nel 1797 pubblicò il poema epico-idillico in esametri Arminio e Dorotea,
di argomento contemporaneo e borghese, e scrisse alcune fra le sue Ballate più belle: L'apprendista
stregone, La fidanzata di Corinto, Il dio e la baiadera, composte quasi in
poetica gara con Schiller (tanto che quell'anno fu chiamato "l'anno delle
ballate" per i due poeti) e pubblicate insieme nell'Almanacco delle Muse per
l'anno 1798. Nel 1802 pubblicò il dramma borghese La figlia naturale, prima
parte di una trilogia rimasta incompiuta. Intanto, oltre alle opere poetiche, è notevole
anche l'attività pubblicistica in comune con Schiller, attraverso le due riviste Die
Horen (1795-1798) e Propyläen (1798-1800), espressioni di un programma
classicistico. Un monumento dell'amicizia e collaborazione fra i due poeti è dato dal
loro Carteggio, di cui Goethe nel 1829 autorizzò la pubblicazione. Esonerato dal
duca dalle incombenze ufficiali, Goethe, che tuttavia conservò le funzioni di direttore
del teatro di corte (fino al 1817), oltre che dedicarsi alla letteratura poté continuare
gli studi scientifici: scrisse la Metamorfosi delle piante (1790), seguita più
tardi da una Metamorfosi degli animali (1820), e, nel campo dell'ottica, combatté
le dottrine di Newton nella Teoria dei colori(1810).
Una grave malattia, che rischiò di condurlo alla tomba, e la morte di Schiller, nel 1805,
Io portarono a rinchiudersi in se stesso. Cercò conforto nel lavoro: finì la prima parte
del Faust (1808) e pubblicò il romanzo Le affinità elettive (1809),
trasposizione velata di una situazione autobiografica, per l'amore ispiratogli dalla
giovinetta Minna Herzlieb. Tuttavia trovò modo di assistere, nel 1808, alle feste date a
Erfurt in onore di Napoleone, di cui ammirò moltissimo la grandezza: al termine di un
celebre incontro con l'imperatore, un decreto conferì a Goethe, come pure a Wieland, la
Grand'Aquila della Legion d'onore. Una nuova amicizia amorosa, per Marianne von Willemer,
gli ispirò un'organica raccolta di liriche, il Divano occidentale-orientale
(1819), dominata da un'atmosfera di esotismo orientale. Nel frattempo aveva pubblicato il
suo Viaggio in Italia (1816-1817), vero credo del classicismo goethiano, nel
momento in cui fra le giovani generazioni tedesche si rafforzavano le tendenze
nazionalistiche. Nel 1816 era morta la moglie Christiane; l'anno dopo suo figlio Augusto
sposò Ottilie von Pogwisch, ma non fu un matrimonio felice; Goethe tuttavia nutrì sempre
molto affetto per la nuora e i nipotini. L'isolamento dalla realtà quotidiana e il
distacco dai contemporanei avevano fatto di Goethe il "vegliardo olimpico".
Sicché quando a 74 anni si innamorò a Marienbad di una giovinetta diciassettenne, Ulrike
von Levetzow, trovò la forza della rinuncia; e nella Elegia di Marienbad, parte
centrale della Trilogia della passione (1823), l'ultimo suo capolavoro lirico, la
passione è congiunta a un profondo senso di serenità. Nel 1829 terminò la seconda parte
del Meister, intitolata Anni di peregrinazione di Wilhelm Meister: tutto il
romanzo, quindi, l'aveva tenuto impegnato per più di mezzo secolo. A quell'epoca riprese
l'autobiografia degli anni di gioventù, Poesia e verità, di cui una prima parte
era uscita nel 1811 e la quarta, incompiuta, uscì postuma. Ma soprattutto lavorò alla
seconda parte del Faust, che condusse a termine solo pochi giorni prima della
morte, proponendosi tuttavia di rimettervi ancora mano.
Specialmente come creatore del mito di Faust, il primo dei grandi miti dell'uomo moderno,
il simbolo del protendersi a un mondo ideale attraverso molteplici esperienze di vita,
Goethe occupa un posto eccezionale nella storia della poesia: spirito universale, nello
stesso tempo poeta, scienziato e uomo di Stato, ma soprattutto creatore di capolavori in
tutti i generi letterari da lui toccati, dalla lirica al dramma, dal romanzo alla novella,
egli ha riunito in sé la potenza del genio e un perfetto equilibrio di tutte le sue
facoltà. Aperto a tutte le forme di pensiero e d'arte, non appartiene a nessuna scuola,
ma ha lasciato un'opera che domina la letteratura tedesca e apporta un arricchimento
incontestabile alla letteratura europea.
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Data ultima modifica venerdì 23 marzo 2001 19.47.38